venerdì 18 marzo 2011

Capo Sata è dove finisce il Giappone...


11/3/2011.
Come ogni mattina mi trascino giù dal letto e accendo il mac. Twitter prima di tutto. Gli aggiornamenti e le eventuali menzioni le controllo dal letto con il blackberry, ma l'abitudine quotidiana mi porta a controllare anche dal web.
L'attenzione cade sui TrendsTopic (le parole più citate) italiani, e su uno in particolare: #Giappone. Clicco senza pensare e parole come terremoto, tsunami, tragedia, nucleare mi colpiscono come pugni dirette allo stomaco. Il resto lo sapete tutti.

Perchè non ho parlato prima del Giappone? Ad essere sincera non lo so... Chi mi conosce o mi legge sa cosa rappresenti per me. Sa quanto sia affascinata, quanto ami tutto quello che il Giappone è stato ed è. Sa che uno dei miei più grandi sogni è quello di visitarlo, in primavera, per la fioritura dei ciliegi...
Per me è stato un vero shock. Per giorni ho vissuto guardando e riguardando i telegiornali, con ansia e paura reali. Paura che il Giappone non ce la potesse fare. Paura che non sarebbe mai più stato quello di una volta. Paura che l'avrei perduto, per sempre. E poco importava che solo il giorno prima cercassi alberghi e voli per Tokio, poco importava che mi avessero detto "sì, per laurea ci andiamo in Giappone", poco importava il mio sogno si fosse miseramente infranto. Importava solo che il Gippone non si arrendesse. E non l'ha fatto. Anzi ha dimostrato al mondo quanto sia migliore. Unico.
Io continuo a pregare per lui, con la stessa immutata voglia di conoscerlo. Vi lascio con l'incipit di uno dei miei libri preferiti (che ovviamente vi consiglio).

"Capo Sata è dove finisce il Giappone.
Se si voltano le spalle al mare e si guarda verso nord, ci si trova con l'intero Giappone sospeso sopra la testa come una spada. E' un territorio vulcanico, lungo e stretto: uno stato insulare che si protende - senza mai arrivare a toccarli- verso i suoi vicini. E' una terra che ispira metafore. L'hanno paragonata a una cipolla: uno strato dopo l'altro a ricoprire... il nulla. Qualcuno l'ha definita un labirinto, una fortezza, un giardino. Una prigione. Un paradiso. Ma per alcuni il Giappone non è niente di tutto questo. Per qualcuno, il Giappone è una via da percorrere. E Capo Sata è là dove la via finisce."
> "Autostop con Buddha" - Will Ferguson


4 commenti:

Demian ha detto...

Pure io ho avuto paura e pure io ho sofferto, seguendo istante per istante per quanto m'è stato possibile la tragedia. Non ho mai detto a nessuno di amare il Giappone, eppure ora credo di poterlo dire. Ho incontrato questa cultura soprattutto nei libri, ma poi anche negli anime. E presto per devozione comincerò a leggere Haruki Murakami. :)

Gea ha detto...

Ti capisco, provo lo stesso amore per New York, amo ogni pietra di quella città. L'11 settembre non era ancora sbocciato e quindi quel giorno mi toccò come essere umano e basta. Ma ogni volta che mi capita di vedere qualche video delle torri gemelle sento una stretta al cuore indicibile...

Gea

I am not a girl I am not a gamer ha detto...

Essendo patria di tante persone creatrici di interessi con cui mi disperdo volentieri, la situazione attuale del Giappone colpisce più che quella di altri paesi altrettanto in difficoltà. Probabilmente non c'è molto da dire, ma solo sperare che possa non peggiorare.

Cupcakes ha detto...

Vedere i giapponesi mi fa sentire una insignificante stupida, e non perchè siano stati colpiti da una catastrofe ambientale. Mi fa sentire piccola ed inutile perchè io avrei solo piagnucolato e loro sono immensamente forti, pazienti, educati, altruisti, composti, anche adesso che di motivi per urlare ne avrebbero valanghe.

Io ammiro i giapponesi e li amo, e mai come adesso ho provato solidarietà verso una popolazione.

Sarebbero da prendere ad esempio e basta questi giapponesi.
E spero che il Giappone ritorni presto a vivere con tranquillità.