giovedì 29 luglio 2010

Ragioni per cui mi "chiamo" Karenina...


Capitolo XXX (Anna e il Conte Vrònskij si incontrano alla stazione, lei era partita perchè spaventata dalla passione che sentiva crescere per lui)

Essa respirò ancora una volta per riempirsi d'aria a sazietà, e aveva già tolto una mano dal manicotto per aggrapparsi alla colonnina ed entrare nel vagone, quando un uomo in paltò militare, proprio accanto a lei, le nascose la luce vacillante della lanterna. Lei si volse a guardare e nel medesimo istante riconobbe la faccia di Vrònskij. Portata una mano alla visiera, egli si inchinò dinanzi a lei e domandò se non avesse bisogno di qualcosa, in che cosa potesse servirla. Senza risponder nulla lei lo osservò per un tempo abbastanza lungo e, benchè egli fosse in ombra, vide o le parve di vedere persino l'espressione del suo viso e degli occhi. Era di nuovo quell'espressione di reverente entusiasmo che aveva avuto tanto effetto su di lei il giorno prima. Più di una volta in quegli ultimi giorni e anche appena or ora si era detta che Vrònskij per lei era uno delle centinaia di giovanotti eternamente identici che si incontrano dapperttutto, che lei non si sarebbe mai permessa anche soltanto di pensare a lui; ma ora, nel primo istante dell'incontro, la prese un sentimento di gioioso orgoglio. Non aveva bisogno di domandare perchè egli fosse lì. Lo sapeva con la stessa sicurezza che se egli le avesse detto che era lì per essere dov'era lei. "Non sapevo che foste in viaggio. Perchè siete in viaggio?" disse, lasciando cadere la mano che stava per aggrapparsi alla colonnina. E sul suo viso splendevano l'animazione e una gioia incontenibile."Perchè sono in viaggio?" ripetè egli, guardandola proprio negli occhi. "Voi lo sapete, io sono in viaggio per essere dove siete voi" disse,"non posso fare altrimenti".

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